Fosco Maraini

Fosco Maraini

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L'Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi e Fosco Maraini
È alquanto riduttivo parlare di Maraini solo in relazione a questa sua “creatura”, tralasciando il suo essere antropologo, fotografo, studioso di storia delle religioni, etnologo, orientalista, scrittore, alpinista, viaggiatore, documentarista, poeta, docente universitario, tutti campi in cui eccelse e che portarono il suo nome nel mondo.
Tuttavia il successo dell’Aistugia, dovuto al suo entusiasmo, alla sua comunicativa, al suo coinvolgimento ha un significato particolare: per la prima volta nella storia degli studi giapponesi in Italia, docenti delle varie università escono dalle loro torri d’avorio, si incontrano, imparano a conoscersi, si rendono conto delle ricerche personali, si rapportano. Inoltre hanno spazio anche i non accademici – i cosiddetti “laici” – affinché il confronto sia più stimolante. 

Lettera di Fosco Maraini agli amici

Il testo della "lettera di Fosco agli amici" distribuita giovedì 10 giugno 2004 durante la cerimonia funebre nella Sala d'armi di Palazzo Vecchio in Firenze.



Curteis est Deus ki tut cria,
Qui tut guverne e tuit fet a

Lettera al Prete Gianni,
versione anglo-normanna
di Reanz d'Arundel
(sec. XIII)

Cari Amici,
sono desolato di costringervi ad un raduno così insipido e squallido, com'è sempre un funerale laico... Sarebbe stato indubbiamente bello ritrovarsi tra canti, incensi, musiche e fiori, sotto alte e storiche navate della nostra cara Firenze! Lo so, lo so... Ma purtroppo un minimo di coerenza me l'ha impedito.

Ecco, mi chiederete, dove stai? In quale posizione spirituale ti sei sentito di lasciare il pianeta, per l'enigmatico viaggio che tutti ci attende?

Vi dirò che un momento fortemente determinante della vita è stato il soggiorno di parecchi mesi a Gerusalemme, durante gli anni 1965 e 1966, quando la casa Harcourt Brace di New York mi commise un testo sulla famosa città, centro delle tre maggiori religioni: il libro uscì poi nel 1969 col titolo Jerusalem, Rock of Ages.

La visita alla città fu anche occasione di una lettura ponderata ed attenta sia della Bibbia (Vecchio e Nuovo Testamento) sia del Corano (nell'ottima traduzione dell'amico Alessandro Bausani). Tra i miei libri chi vorrà potrà trovarvi la Bible de Jerusalem (mi capitò in francese...) ed il Corano, pesantemente sottolineati...

Queste esperienze riportarono in primo piano il problema delle Rivelazioni. Se esaminiamo con animo veramente libero, diciamo con la prospettiva del CITLUVIT ("Cittadino Luna Visita Istruzione Pianeta Terra") il problema delle Rivelazioni, ci accorgiamo subito che esse non si limitano alle tre più famose che si irraggiano in qualche modo da Gerusalemme. Occorre allargare l'orizzonte anche al pensiero di Zoroastro, e senz'altro ai rishi dell'Induismo. E perché trascurare il Buddismo? La Saddharma Pundarika non è anch'essa una "rivelazione"? Proseguendo l'indagine si viene a scoprire che, nel panorama mondiale delle religioni, le Rivelazioni sono moltissime: si va da quella dei Mormoni a quella dei Bahai, dai messaggi del Cao-Dai Vietnamita alle scritture del Tenri-kyō giapponese.
Un piccolo dizionario delle Religioni, della Garzanti, ne elenca, mi pare, ben 38!

Di fronte a questa falange di Rivelazioni ci si chiede: Gentile Signor Iddio, quale è il tuo vero, autentico messaggio? Non starai giocando con l'uomo? Quali sono le garanzie che una Rivelazione sia autentica e l'altra no?

Dinanzi a questo problema, che mi s'è posto in termini di particolare evidenza, data l'esperienza personale di viaggi e la familiarità con più civiltà lontane tra di loro, ho optato per la Rivelazione Perenne; cioè il regime religioso in cui Dio parla, per chi vuole ascoltarlo, non attraverso messaggi singolari concessi in punti particolari dello spazio ed in momenti particolari del tempo (Rivelazione Puntuale), bensì sempre ed ovunque, nella natura e nella vita umana intorno a noi. Tutto si presenta come Rivelazione, basta sentirla, vederla, leggerla.

Direte: questo va bene per il bello, per il sublime, per la neve sui rami degli alberi nel sole dell'alba, per le onde del mare che si frangono sulle rocce al chiaro di luna, per il vento tra le fronde nella foresta, ma è rivelazione anche il brutto, il male, l'orrore...? La risposta inevitabile è sì. In un certo senso il male è più rivelatore degli ovvii bene e bello, in quanto è più misterioso. "Dio, chi sei, se permetti la morte, le sofferenze di questi bambini?" Più il mistero si fa grande e terribile, più invita a sentimenti aperti all'angoscia, feriti dagli orrori.

In questa ottica Gesù resta sempre un grandissimo uomo, con Mosè e con Muhammad, nonché col Buddha e con Lao-Tsu, ma non lo chiamerei "Figlio di Dio" (forse ingegnosa, geniale invenzione di San Paolo?).

Nella Rivelazione Perenne ho trovato grande pace e serenità. Dirò che la Rivelazione Perenne mi sembra nettamente superiore alla Rivelazione Puntuale per svariate ragioni.

- Si è esercitata sempre, da quando i primi uomini hanno cominciato a rivolgere gli occhi al cielo con ansia o con gratitudine, con speranze o col senso del mistero. Non sussiste il fatto strano, incomprensibile, di un'umanità ante-Rivelazione, di gente antica e pagana, di selvaggi irredenti, e simili, con l'apparizione della salvezza ad un momento così tardo della storia umana. In regime di Rivelazione Perenne anche gli uomini di Neandertal sono nostri stretti, cari fratelli in ispirito, come lo sono quelli di epoche ancora più remote.

- La Rivelazione Perenne esclude la possibilità di recrudescenze fondamentaliste, per cui i credenti in una data Rivelazione finiscono col desiderare l'eleminazione fisica dei credenti in altre, diverse dalla loro. Questa mostruosa possibilità si è avverata molte volte in passato – basti pensare alle Crociate, alle stragi dovute alla conquista delle Americhe, alle guerre di religione in Europa ed in ogni continente -, si potrebbero citare testi a centinaia: bastano due per tanti. Scriveva il padre Francesco Panigarola (1548-1594) nelle sue Lezioni sopra i Dogmi (Ferrara, 1585): "Quando il Signore ti farà la grazia che tu vinca genti infedeli, non perdonar loro, ma ammazzali". E talvolta persino i gentili buddisti riuscivano a rigirare le loro concezioni sulla reincarnazione in modo preoccupante. Afferma il Jäschky nel suo Tibetan Dictionary (p. 123) che: "according to Tibetan belief it is an act of mercy to kill an enemy of the Buddhist faith and thus prevent him from accumulating more sin"... L'ecumenismo resterà sempre parola o vuota, o ipocrita, se ciascuno rimane inserito, assiso con la cintura di sicurezza, nella propria rivelazione. Solo la Rivelazione Perenne, collegata alla Natura e non alla Storia, può condurre verso una profonda e sentita unificazione spirituale tra gli essere umani.

- In regime di Rivelazione Perenne viene radicalmente superato ogni possibile dissidio tra religione e scienze, sia umane che della natura. La scienza diviene anzi "lo studio della Rivelazione Perenne": si trasforma in opera di religione, in collaborazione coi mirabili piani occulti di Dio.

- La Rivelazione Perenne unifica in un sol fascio tutti gli essere umani, dal più umile nativo dell'isola più remota, ai massimi luminari del sapere, nei centri più prestigiosi delle civiltà più avanzate.

Ancora una volta, cari Amici, perdonatemi per non avervi fornito un addio più festoso e meglio consacrato dalle tradizioni, ma spero che adesso mi comprenderete.

Fosco

Medaglia in omaggio a Fosco Maraini

L’International Coin Design Competition 2004, concorso internazionale indetto dalla Japan Mint di Tokyo, ha assegnato il secondo premio a un borsista della Scuola dell’Arte della Medaglia della Zecca di Stato.

Maurizio Sacchetti, l’artista italiano, ha vinto con una moneta raffigurante Fosco Maraini.
Il progetto del borsista Maurizio Sacchetti dal tema “Omaggio a Fosco Maraini, antropologo, scrittore e fotografo italiano” si è classificato secondo su 66 progetti presentati da ben 17 Paesi.

Sul retro una frase di Maraini: “A  word I often used as a joke is Citluvit that means Moon Citizen Visits Instruction Planet Hearth”.

Citluvit (“Cittadino-Luna-Visita-Istruzione-Terra”) è il doppio immaginario di Fosco. «Fuori della propria civiltà si è Cittadini della Luna, una deliziosa ebbrezza mentale» spiega, e così lo descrive: “È il cittadino di un mondo civile al quale è stata assegnata una borsa di studio per il pianeta Terra, con poche e semplici istruzioni: fatti un’idea di cosa sia la vita quotidiana e la condizione esistenziale dell’uomo; va’ in giro con grande discrezione, osserva silenziosamente e registra ogni cosa; cerca di cogliere i tratti essenziali con tutti i mezzi che hai a disposizione. Il Citluvit si appassiona, fino ad innamorarsi dell’oggetto del suo studio, ma evita il rischio più grande, quello di identificarsi. Veramente lontano dalle sue radici, rimane come sospeso in un relativismo intellettuale che gli permette di concepire l’altro senza cadere nel pericolo di cadere nel giudizio etnocentrico.”